Gli aerei che spargono nella biosfera sostanze tossiche, com’è noto, creano delle lunghe e persistenti scie. Queste strisce vaporose, a causa del continuo passaggio dei velivoli, formano spesso reticoli ed incroci. Tuttavia qualche volta sono stati osservati e fotografati anche quelli che paiono veri e propri simboli: croci, decussi, cuori, stelle… Bisogna pensare che i criminali piloti e gli scellerati ideatori dell’operazione "scie chimiche", oltre ad avvelenare gli ecosistemi e gli esseri viventi, intendano, in taluni casi, lanciare dei provocatori messaggi a quelle poche persone che levano lo sguardo al cielo.
Tra i vari segni, occorre, in primo luogo, considerare le croci (latine, greche, di Sant’Andrea) dei semplici indicatori, com’è stato ipotizzato dal meteorologo statunitense Scott Stevens. Stevens, infatti, ritiene che gli aeroplani sorvolino certe aree nel cui spazio soprastante viene tracciata una X affinché poi quella zona, identificata tramite soprattutto i sistemi satellitari, sia copiosamente irrorata di sostanze venefiche. Le gigantesche X non si devono perciò intendere come emblemi, poiché sono deittici, marcatori.
Non di meno, talvolta, le croci assurgono ad un significato simbolico ingannevole: mi riferisco a quelle viste, in qualche occasione significativa, sopra il Vaticano. Molti fedeli, con gli occhi estatici rivolti a contemplare sua vanità, il papa, notarono delle croci che, nella loro incommensurabile dabbenaggine, interpretarono come segni divini. Oltre al danno, anche la beffa. È ovvio che quelle croci non possiedono alcunché di soprannaturale, essendo soltanto delle formazioni chimiche. Esse, però, furono disegnate per alimentare l’ingenua fede dei cattolici sempre pronti a vedere Madonne e prodigi in ogni dove. È evidente l’intento di scherno nei confronti di gentucola già lobotomizzata attraverso lo strumento della religioprigione. Non si può escludere che le immense croci tracciate sopra San Pietro adombrino il diretto coinvolgimento del Vaticano nella nefanda operazione, essendo stato scelto il simbolo per eccellenza del Cristianesimo. Si tratterebbe di un messaggio in codice, di una velata ammissione. Chi ha occhi per intendere, intenda…
Nelle altre figure che deturpano il cielo, sarei tentato di leggere delle sardoniche provocazioni: il cuore, da immagine di amore, diventa la derisoria espressione di un odio incoercibile per la vita; la A di anarchia, inscritta nel cerchio, evoca il disprezzo per ogni concezione politica che contrasti il Nuovo ordine mondiale.
Un discorso a parte merita l’enorme stella a cinque punte raffigurata nel cielo della Slovenia: essa potrebbe di nuovo assumere un valore di sfida, come se si annunciasse agli Sloveni:” Avete voluto separarvi dalla Federazione Jugoslava, (nella cui bandiera campeggiava una stella a cinque punte): ormai, dopo che avete aderito alla N.A.T.O. ed all’Unione europea, vi avveleniamo in un modo così letale che rimpiangerete quando eravate uno stato della tanto vituperata Federazione!”
L’astro, però, potrebbe avere anche un’altra valenza, più profonda e rivelatrice: sebbene l’ineffabile Eco affermi che non è noto per quale ragione le stelle siano raffigurate, sin dall’antichità, con le cinque punte, è stato, invece accertato che tale rappresentazione si collega a Venere, la cui rivoluzione, vista dalla terra, traccia una stella a cinque punte. Sebbene Venere sia un pianeta, questo corpo celeste è stato considerato, per la sua brillantezza, dai popoli antichi, dai Sumeri in poi, un astro. Venere, identificata con la dea babilonese Ishtar, era la stella del mattino e della sera. Ad Ishtar, la dea da cui originarono molte altre divinità dalle caratteristiche simili, erano legati culti e riti, alcuni dei quali sopravissuti sino ai giorni nostri nell’ambito spesso di confraternite dai turpi, innominabili fini… confraternite molto potenti.
Se le cose stanno così, la stella chimica della Slovenia è la firma degli Oscurati.
Tra i vari segni, occorre, in primo luogo, considerare le croci (latine, greche, di Sant’Andrea) dei semplici indicatori, com’è stato ipotizzato dal meteorologo statunitense Scott Stevens. Stevens, infatti, ritiene che gli aeroplani sorvolino certe aree nel cui spazio soprastante viene tracciata una X affinché poi quella zona, identificata tramite soprattutto i sistemi satellitari, sia copiosamente irrorata di sostanze venefiche. Le gigantesche X non si devono perciò intendere come emblemi, poiché sono deittici, marcatori.
Non di meno, talvolta, le croci assurgono ad un significato simbolico ingannevole: mi riferisco a quelle viste, in qualche occasione significativa, sopra il Vaticano. Molti fedeli, con gli occhi estatici rivolti a contemplare sua vanità, il papa, notarono delle croci che, nella loro incommensurabile dabbenaggine, interpretarono come segni divini. Oltre al danno, anche la beffa. È ovvio che quelle croci non possiedono alcunché di soprannaturale, essendo soltanto delle formazioni chimiche. Esse, però, furono disegnate per alimentare l’ingenua fede dei cattolici sempre pronti a vedere Madonne e prodigi in ogni dove. È evidente l’intento di scherno nei confronti di gentucola già lobotomizzata attraverso lo strumento della religioprigione. Non si può escludere che le immense croci tracciate sopra San Pietro adombrino il diretto coinvolgimento del Vaticano nella nefanda operazione, essendo stato scelto il simbolo per eccellenza del Cristianesimo. Si tratterebbe di un messaggio in codice, di una velata ammissione. Chi ha occhi per intendere, intenda…
Nelle altre figure che deturpano il cielo, sarei tentato di leggere delle sardoniche provocazioni: il cuore, da immagine di amore, diventa la derisoria espressione di un odio incoercibile per la vita; la A di anarchia, inscritta nel cerchio, evoca il disprezzo per ogni concezione politica che contrasti il Nuovo ordine mondiale.
Un discorso a parte merita l’enorme stella a cinque punte raffigurata nel cielo della Slovenia: essa potrebbe di nuovo assumere un valore di sfida, come se si annunciasse agli Sloveni:” Avete voluto separarvi dalla Federazione Jugoslava, (nella cui bandiera campeggiava una stella a cinque punte): ormai, dopo che avete aderito alla N.A.T.O. ed all’Unione europea, vi avveleniamo in un modo così letale che rimpiangerete quando eravate uno stato della tanto vituperata Federazione!”
L’astro, però, potrebbe avere anche un’altra valenza, più profonda e rivelatrice: sebbene l’ineffabile Eco affermi che non è noto per quale ragione le stelle siano raffigurate, sin dall’antichità, con le cinque punte, è stato, invece accertato che tale rappresentazione si collega a Venere, la cui rivoluzione, vista dalla terra, traccia una stella a cinque punte. Sebbene Venere sia un pianeta, questo corpo celeste è stato considerato, per la sua brillantezza, dai popoli antichi, dai Sumeri in poi, un astro. Venere, identificata con la dea babilonese Ishtar, era la stella del mattino e della sera. Ad Ishtar, la dea da cui originarono molte altre divinità dalle caratteristiche simili, erano legati culti e riti, alcuni dei quali sopravissuti sino ai giorni nostri nell’ambito spesso di confraternite dai turpi, innominabili fini… confraternite molto potenti.
Se le cose stanno così, la stella chimica della Slovenia è la firma degli Oscurati.
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