L'articolo che proponiamo testimonia la gravissima situazione di siccità che affligge l'Australia: la penuria di piogge ha terribili ripercussioni sulla produzione agricola e sull'approvigionamento idrico delle città. Evidentemente qualcosa non quadra nella formuletta citata dal "meteorologo" con il farfallino. Non sarà per caso colpa delle scie chimiche, se le precipitazioni sono diminuite in modo tanto drastico, proprio in quei paesi i cui cieli sono attraversati dai velivoli della morte? Purtroppo la brillante redattrice nulla sa di ciò (o finge di non sapere) ed attribuisce la rarefazione delle piogge al fantomatico e misterioso "cambiamento del clima". Per capire quali sono non solo le vere cause dell'aridità, ma anche gli interessi economici collegati all'impoverimento delle risorse idriche, si leggano i testi inseriti in questo blog, come, ad esempio La carestia è servita o Siccità ed altri disastri.
Chissà quanto si sono sentiti rassicurati, gli agricoltori australiani, quando il loro primo ministro John Howard ha dichiarato, in pieno parlamento: "Dobbiamo sperare e pregare perché piova". "La situazione è estremamente difficile", ha aggiunto il premier, "inutile fingere il contrario". È così: da una decina d'anni l'Australia sta soffrendo di siccità e la situazione va peggiorando dal 2002 e poi di nuovo dal 2006: è la peggiore siccità da almeno un secolo, a quanto pare e non accenna a finire, tanto che giovedì Howard ha convocato una conferenza stampa per annunciare un piano d'emergenza. Ha detto che nei bacini idrici del paese resta abbastanza acqua per il consumo umano essenziale nelle città e negli insediamenti del bacino Murray-Darling - il bacino dei due principali fiumi nell'Australia occidentale, principale zona coltivata e «granaio» dell'intero paese. Non c'è però abbastanza acqua per alimentare le campagne: così il flusso nei canali d'irrigazione sarà sospeso. Da tempo ormai gli Australiani di città sono abituati a un razionamento severo (sta per finire un'estate in cui è stato vietato annaffiare i giardini più di una volta alla settimana, con controlli draconiani per evitare sprechi e multe salate ai trasgressori). Ora, però, anche i farmers (contadini) dovranno fare a meno dell'acqua per irrigare.
Chissà quanto si sono sentiti rassicurati, gli agricoltori australiani, quando il loro primo ministro John Howard ha dichiarato, in pieno parlamento: "Dobbiamo sperare e pregare perché piova". "La situazione è estremamente difficile", ha aggiunto il premier, "inutile fingere il contrario". È così: da una decina d'anni l'Australia sta soffrendo di siccità e la situazione va peggiorando dal 2002 e poi di nuovo dal 2006: è la peggiore siccità da almeno un secolo, a quanto pare e non accenna a finire, tanto che giovedì Howard ha convocato una conferenza stampa per annunciare un piano d'emergenza. Ha detto che nei bacini idrici del paese resta abbastanza acqua per il consumo umano essenziale nelle città e negli insediamenti del bacino Murray-Darling - il bacino dei due principali fiumi nell'Australia occidentale, principale zona coltivata e «granaio» dell'intero paese. Non c'è però abbastanza acqua per alimentare le campagne: così il flusso nei canali d'irrigazione sarà sospeso. Da tempo ormai gli Australiani di città sono abituati a un razionamento severo (sta per finire un'estate in cui è stato vietato annaffiare i giardini più di una volta alla settimana, con controlli draconiani per evitare sprechi e multe salate ai trasgressori). Ora, però, anche i farmers (contadini) dovranno fare a meno dell'acqua per irrigare.
Questo significa che la produzione agricola crollerà ed anche l'export (l'Australia è uno dei grandi esportatori mondiali di cereali) e che i prezzi dei generi alimentari saliranno. Il governo prevede che la siccità prolungata "mangerà" circa l'1% del prodotto interno lordo del 2006-07 (pari a 940 miliardi di dollari australiani, 789 miliardi di dollari Usa). Il bacino Murray-Darling è un territorio grande circa come la Spagna e la Francia sommate e contribuisce al 41% della produzione agricola australiana. Per tutte le colture che dipendono dall'irrigazione, i raccolti sono già calati l'anno scorso: il cotone, pianta che beve molta acqua. ha prodotto 250 mila tonnellate nel 2006-07 contro quasi 600 mila tonnellate l'anno prima e le oltre 800 mila tonnellate nel 2000-01. È in declino la produzione di uva da vino: quest'autunno ne hanno raccolte 1,3 milioni di tonnellate, il 30% in meno rispetto al 2000. Il riso è crollato: 106 mila tonnellate nel 2006 contro 1,6 milioni di tonnellate prima dell'ultima ondata di siccità e, probabilmente, non si raccoglierà quest'anno a meno che non piova.
Il premier Howard ha concluso la sua conferenza stampa dicendo che le cose «sono nelle mani di Dio». Da qui l'appello a sperare e pregare... Nel paese, però, la siccità prolungata ha acceso un dibattito sull'insieme delle politiche ambientali. Il «gruppo di lavoro sull'impatto del cambiamento del clima» del C.S.I.R.O., la massima istituzione scientifica nazionale, stima che ogni previsione futura sul sistema delle precipitazioni sia incerta, ma considera che sia ragionevole attendersi una diminuzione delle piogge invernali (l'Australia sta andando ora verso l'inverno)."La penuria è reale e l'Australia deve abituarsi all'idea che ci sarà sempre meno acqua", ha dichiarato di recente Peter Cullen, un esperto idrologo e membro del Wentworth Group of Concerned Scientists («Gruppo di scienziati impegnati»). "Le piogge nel sud e sud-ovest del paese sono andate diminuendo sempre più", ha detto ad un importante quotidiano nazionale, ma i responsabili degli acquedotti un po' ovunque nel paese hanno adottato una strategia interessante chiamata "speriamo che piova".
Già, proprio quello che ha detto il premier John Howard. "Ma è una strategia che non funziona", attacca lo scienziato: il clima sta cambiando, la siccità è più frequente, vediamo sempre più forti ondate di caldo e ondate di incendi. Anche se non possiamo dire per certo che è il cambiamento del clima a modificare il sistema delle piogge, è un'ipotesi plausibile. Inutile sperare che piova: "La realtà è che dovremo abituarci a vivere con meno acqua e sarà molto difficile".
Fonte: Il Manifesto
Fonte: Il Manifesto
Nel lasso di tempo che ci separa dal 2012, gli Illuminati non possono far altro che pigiare a tavoletta sull'acceleratore per la definitiva attuazione dei loro piani. Stanno rompendo ormai ogni indugio e pertanto, visto che il tempo stringe, si accelerano i piani per far scoppiare la Terza Guerra Mondiale e per mettere in atto tutte le calamità che la precederanno,accompagneranno e seguiranno. E' mia impressione che essi abbiano scelto il continente australiano come area pilota su cui sperimentare in anticipo, rispetto alle altre aree del Pianeta, gli effetti di una siccità devastante. Sembra ormai ineluttabile affermare, visti i risultati, che i sali di bario svolgono un ruolo fondamentale nell'impedire le precipitazioni. Ma con chi ci lamenteremo se gli aerei della morte passano in continuazione sopra le nostre teste e l'atmosfera è intrisa di tali sostanze che respiriamo a pieni polmoni ventiquattro ore su ventiquattro? Lo faremo presente al prode Romano? Egli, nonostante l'aspetto sornione e trasognato, è persona 'in the know' molto più di quanto non crediate. Fa parte infatti dello 'steering committee' del gruppo Bilderberg da almeno dieci anni e svolge da una vita il ruolo di agente del Nuovo Ordine Mondiale affidabile al centodieci per cento. O ci lamenteremo con il satan-piduista Berlusconi, specie di Mike Bongiorno della politica con l'eterno sorriso stampato sotto il cerone? (Chissà se chiederanno anche a me i documenti come a quel malcapitato per avere scritto una simile frase). O manderemo una petizione all'avvinazzato e cocainizzato nipote di Aleister Crowley George W. Bush? O scriveremo una lettera al Papa ed alla sua claque di panciuti e ben pasciuti monsignori , vescovi e cardinali? Negli ultimi giorni questi signori nella loro 'ansia pastorale' hanno convocato una delle loro solite inutili 'commissioni di studio' composta dai soliti migliori 'esperti mondiali'. Cosa sarà mai sortito da una simile spremitura di cervelli? Nulla, il puro nulla. O meglio, tanto fumo negli occhi.
RispondiEliminaSe uno ci crede che Qualcuno lassù ci ascolti è anche libero di pregare. Ma pregare per che cosa? Semplcemente per essere liberati dagli uomini malvagi e perchè la tribolazione sia accorciata il più possibile. Facendo così eco alla versione che leggiamo nella Vulgata, potremmo dunque esclamare con il salmista: 'Libera me de gente non sancta'.
Aspettiamoci dunque il peggio anche sul continente europeo: un rigoroso razionamento delle riserve idriche, del cibo e della energia elettrica
Concordo. Analisi ineccepibile. E' una lotta impari.
RispondiEliminaSottoscrivo ogni sillaba, Paolo. Ciao e grazie.
RispondiEliminacomplimenti! ..devo ripetere :OTTIMA ANALISI
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