L'atterraggio d'emergenza non sarebbe stato dovuto, come si è pensato in un primo momento, alla presenza di fumo all'interno dell'airbus, ma ad un odore acre che si è avvertito quando l'aeromobile era già in quota. Sono stati attimi di terrore quelli vissuti dai 178 passeggeri del volo della Easyjet, decollato dalla Grecia e diretto a Londra. L'aeroplano, un airbus 320, ha compiuto, infatti, un atterraggio d'emergenza nell'aeroporto di Brindisi, intorno alle 12.
In un primo tempo si è pensato ad una situazione analoga a quella verificatasi, sempre a Brindisi, appena qualche mese fa, sull'aereo della compagnia low cost britannica Monarch, partito da Birmingham e diretto nella capitale egiziana: in quell'occasione, la cabina del pilota si riempì di fumo a causa di un guasto al pannello di controllo (motivazione di copertura per nulla chiara, n.d.r.). Per questo motivo sono stati allertati immediatamente i vigili del fuoco del distaccamento aeroportuale.
Una volta atterrati, i 178 passeggeri e l'equipaggio, tutti, fortunatamente, sani e salvi, sono stati trasferiti in alcune zone dello scalo, mentre i vigili del fuoco e gli addetti ai lavori hanno ispezionato l'airbus. I pompieri hanno certificato l'assenza di fumo in tutto l'aereo. Come comunicato dagli stessi responsabili, la causa dell'atterraggio d'emergenza non era il pericolo d'incendio, ma un forte odore diffuso in tutti gli ambienti del velivolo.
Ulteriori indagini per scoprire la natura del problema sono tuttora in corso.
Fonte: brindisisettenews
[1] Con l'espressione “sindrome aerotossica" è designata una serie di danni neurologici derivanti dall'inalazione di aria contaminata a bordo di un aeromobile. Il fenomeno colpisce tanto i piloti quanto il personale di cabina nonché i passeggeri, producendo talvolta conseguenze gravi ed invalidanti. Di solito si attribuisce il problema ai vapori tossici di olio lubrificante che filtrano all’interno delle cabine dei velivoli, ma si sempre più inclini a ritenere che la sindrome sia dovuta, invece, ai composti chimici delle chemtrails. Questi composti penetrano nelle cabine piloti e nelle sezioni riservate ai passeggeri, visto che l'aria contaminata è prelevata dall'esterno, solitamente, da uno o più motori. Bisogna, infatti, chiedersi il motivo per cui il problema sorse attorno alla fine degli anni '90 del XX secolo, proprio in concomitanza con l'avvio del "Progetto Teller". La reticenza degli organi preposti alla "tutela della salute", la levata di scudi per opera delle compagnie aeree che minimizzano la questione, la scarsità di studi medici sul fenomeno inducono a sospettare che la sindrome in oggetto sia legata, in qualche modo, alle operazioni di avvelenamento della biosfera.
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