L’attività di divulgatori procede solo se si è abituati ad essere indagatori. Procede quando si trova qualcuno con cui condividere quanto esprimi e scrivi, altrimenti è come pestare l’acqua nel mortaio. L’ostacolo maggiore è il linguaggio: la masnada dei disinformatori e degli ufficialisti non sa – Wittgenstein docet – che il linguaggio plasma il reale. Uno che usa a spron battuto termini e sintagmi come “complottista”, “sciachimista”, “teoria del complotto” “bufala”…, beceri vocaboli che non abbiamo adoperato neanche una volta nei nostri saggi, che mondo può plasmare? Una realtà angusta, piccola, piccola, meschina, “storta come un ramo”. Sono parole che non hanno alcun significato o, al limite, generano significati deviati.
Nei loro disservizi televisivi, dilettanti come Giorgino Romiti alias Gaston Zama, abusano di questi quattro o cinque lessemi per poi, cimentandosi in analisi pseudo-psicologiche e pseudo-sociologiche, concludere che chi non la "pensa" come loro, dimostra l’intelligenza di un adolescente. Premesso che esistono molti adolescenti che denotano un acume mille volte superiore a quello di Gastone, il gran covone, potremmo affermare che lui e le altre cose a lui simili, rivelano la perspicacia di un bambino? No. Infatti un pargolo ha capacità intuitive del tutto negate a questi gazzettieri. Purtroppo anche chi osserva, investiga, comprende a volte cade nelle trappole lessicali e ricorre ad espressioni e termini squalificati e squalificanti, a dimostrare di quanto sia profondo e deleterio l’influsso degli appestatori della lingua. Siamo al cospetto di una dicotomia: da un lato chi è in grado di comprendere alcuni aspetti della realtà e che sa esternarli; dall’altro chi proprio non ci arriva e, per tentare di sopperire alla sua totale mancanza di ingegno, si puntella su una manciata di frasi fatte. Non indaga, perché non ci riesce. Non consulta, analizza e compara le fonti, perché pensa che una fonte sia quella dell’acqua minerale.
Qualcuno potrebbe obiettare che Giorgino e gli altri mestieranti sono come allievi inetti ad imparare, mentre i loro maestri sono ad un livello superiore. Sbagliato: forse Enrico Mentana dimostra una caratura maggiore sia linguistica sia intellettuale? La risposta è un sonoro no: dimmi come parli – e l’illustre Mentana parla e straparla come i suoi alunni – e ti dirò chi sei. A questo punto il discorso sulla buona o mala fede, diventa quasi secondario, quando si è ignoranti, quando non si è grado, laddove molti bimbi ne sono capaci, di guardare il cielo e notare la netta differenza tra un cielo naturale ed uno trattato, anzi maltrattato chimicamente.
Vicino a queste sterpaglie, gli occultatori di piccolo calibro, i pedestri e neghittosi negazionisti, crescono e prosperano begli alberi, i disinformatori mascherati, ad esempio Diego Fusaro, l’opinionista vetero- marxiano che si dà arie da filosofo. Sono alberi alti e frondosi ma… transgenici. Dunque è difficile uscirne: si è circondati da depistatori di lusso, tronfi e sprezzanti, dalla prosa patinata e vuota, oppure da rozzi pseudo-redattori.
I tempi incalzano e, invece, di basarci su una sinergia tra il sapere tradizionale e le nuove frontiere scientifiche, si regredisce ad un approccio pre-positivista, perché cicappini alla Polidoro non padroneggiano neppure i comunque antiquati concetti e metodi del Positivismo.
I tempi incalzano e bisognerebbe ampliare la propria visione, leggendo o rileggendo autori come Solov’ëv (1853-1900). Il filosofo russo, nella sua ultima opera, “I tre dialoghi ed il racconto dell’Anticristo”, datata alla Pasqua del 1900, pochi mesi prima di morire, prevede che il secolo XX sarà contrassegnato da grandi guerre, da grandi rivoluzioni cruente, da grandi lotte civili. Sul finire del secolo, i popoli europei – persuasi dei gravi danni derivati dalle loro rivalità – daranno origine, egli preannuncia, agli Stati Uniti d’Europa. “Ma… i problemi della vita e della morte, del destino finale del mondo e dell’uomo, resi più complicati ed intricati da una valanga di ricerche e di scoperte nuove nel campo fisiologico e psicologico, rimangono, come per l’addietro, senza risoluzione. Viene in luce soltanto un unico risultato importante, ma di carattere negativo: il completo fallimento del materialismo teoretico”. Ciò non comporterà, però, l’estendersi e l’irrobustirsi della fede. Al contrario, l’incredulità sarà dilagante. Sicché, alla fine si profila per la civiltà europea una situazione che potremmo definire di vuoto.
In questo vuoto appunto emerge e si afferma la presenza e l’azione dell’Anticristo. Era (e sarà) – scrive Solov’ëv – “un convinto spiritualista”. Credeva nel bene e perfino in Dio, “ma non amava che sé stesso”. Era un asceta, uno studioso, un filantropo. Dava “altissime dimostrazioni di moderazione, di disinteresse e di attiva beneficenza”. Nella sua prima giovinezza si era segnalato come dotto ed acuto esegeta: una sua voluminosa opera di critica biblica gli aveva propiziato una laurea ad honorem da parte dell’Università di Tubinga. Ma il libro che gli procurò fama e consenso universali porta il titolo 'La via aperta verso la pace e la prosperità universale', dove “si uniscono il nobile rispetto per le tradizioni e i simboli antichi con un vasto e audace radicalismo di esigenze e direttive sociali e politiche, una sconfinata libertà di pensiero con la più profonda comprensione di tutto ciò che è mistico, l’assoluto individualismo con un’ardente dedizione al bene comune, il più elevato idealismo in fatto di principi direttivi con la precisione completa e la vitalità delle soluzioni pratiche”. Il nuovo padrone della terra – egli precisa – era anzitutto un filantropo, pieno di compassione, non solo amico degli uomini ma anche amico degli animali.
L’Anticristo, infine, si dimostrerà un eccellente ecumenista, capace di dialogare “con parole piene di dolcezza, saggezza ed eloquenza”. Convocherà i rappresentanti di tutte le confessioni cristiane ad “un concilio ecumenico da tenere sotto la sua presidenza”. La sua azione mirerà a cercare il consenso di tutti attraverso la concessione dei favori concretamente più apprezzati. Ma sarà un ecumenismo “escatologico”, realizzato quando ormai la Storia è pervenuta alla sua conclusione: “Così – racconta Solov’ëv – si compì l’unione delle Chiese nel cuore di una notte oscura su un’altura solitaria, ma l’oscurità della notte venne, ad un tratto, squarciata da un vivido splendore e in cielo apparve un grande segno: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul capo una corona di dodici stelle”.
Ecco le reazioni dei soliti sciocchi: “Solov’ëv era un altro teorico del complotto, un autore di bufale!” Perfetto! Andate a strafogarvi con le mozzarelle di bufala, così evitate di parlare.
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