Nel mondo non è che volgo. (N. Machiavelli)
La devozione nei confronti del potere è un sacrilegio. (Anonimo)
Fino a qualche tempo fa, gli individui in grado di pensare erano perseguitati e denigrati per lo più dal sistema con le sue varie propaggini, ossia soprattutto la truce setta dei disinformatori alias negazionisti, gli esponenti della “scienza” ufficiale, la “giustizia”, le forze della coercizione, i “giornalisti” a cottimo… In questi ultimi tempi, però, l’oppressione si è come diffusa nei vari strati della società. Inoltre non sono solo gli attivisti contro la geoingegneria clandestina ed il signoraggio bancario, i temi più spinosi tra quelli oggetto di aspra censura, ad essere attaccati: è sufficiente, infatti, non aderire all’ideologia oggi dominante, il covidiotismo, per essere bersagliati più dall’uomo della strada che dalle istituzioni. A tale proposito, risultano profetiche le analisi di Foucault cui dedicammo un articolo tempo fa: è un testo quanto mai attuale che per questo motivo rilanciamo. Veramente si accappona la pelle, a leggere certe riflessioni sullo zelante cittadino diventato gendarme pronto, ad esempio, a biasimare, se non a punire chi non indossa la mascherina. E’ il segno comunque di una spaventosa degradazione della società ormai retta sulla superstizione, l’oscurantismo, l'intolleranza.
Nelle sue ultime opere, il filosofo e storico francese Michel Foucault (1926-1984), analizzando la “fisica” dei poteri, ne enuclea una componente fondamentale. Egli non interpreta tanto il potere nella società contemporanea come luogo da cui si dipartono gli ordini e le regole del comportamento, individuale e collettivo, piuttosto è visto come disseminato nel consorzio umano.
Esso si alimenta, più che attraverso una repressione diretta, per mezzo dei meccanismi di censura e di autocensura che vengono indotti negli stessi soggetti, garantendo la stabilità dello status quo. Così l’establishment si rafforza mediante l’autocontrollo del singolo, ormai ridotto a mero strumento. Secondo Foucault, la sollecitudine antropologica che, a partire dal XVIII secolo e definitivamente con il trascendentalismo kantiano, trasforma l’uomo nel contempo nel soggetto e nell’oggetto del sapere, non celebra l’avvento di un mondo finalmente civile, ma annuncia la prossima morte dell’uomo...
E’ sintomatico che il “cittadino” stia diventando in questi ultimi decenni il censore di se stesso, oltre che il ferreo vigile degli altri. La pratica della delazione che la propaganda istiga con messaggi in cui si incita a denunciare il nuovo capro espiatorio, l’evasore fiscale (oggi chi rifiuta di portare la mascherina o la visiera), si tradurrà in una spontanea confessione di delitti reali o presunti?
Ci pare che questa sia la tendenza: il “cittadino” è schierato in modo del tutto inconsapevole con l’autorità che lo schiaccia, a tal punto che il potere centrale può quasi dissolversi, delegando ai singoli psico-agenti l’amministrazione della “giustizia”. Nella Londra sconvolta dai tumulti dell’agosto 2011, sono stati impeccabili sudditi di Sua Maestà, ad affiancare le forze dell'ordine nella caccia ai saccheggiatori. Gli sguardi dei Londinesi si sono così assommati agli obiettivi delle telecamere, formando un gigantesco occhio, simile a quello di un’abnorme mosca bionica. La perfida Albione, ritratta da Orwell, popolata di sicofanti, è il vestibolo del “mondo nuovo”.
Pare che il senso della subordinazione sia stato introiettato, fino a stratificare una “seconda natura”. Nei nuclei familiari, nelle relazioni interpersonali, nelle interazioni educative… si esprimono rapporti di forza e conflitti: agisce in ognuno di noi una forma di sado-masochismo? E’ comunque uno snaturamento antropologico: la celebrazione illuminista dell’uomo si infila in un vicolo cieco ed itera l’impasse in cui era venuto a trovarsi Nietzsche con l’illusorio vagheggiamento dell’Übermensch.
Tramontato Dio, è sorto il nuovo astro, lo Stato, uno Stato diffuso in modo capillare: non più istituzione verticalizzata, ma trasversale alla società. Intanto, mentre l’amministrazione centrale può eclissarsi, il potere disperso, parcellizzato in una miriade di regioni individuali, si concentra e consolida: la coercizione è ancora necessaria, ma sono alcune minoranze non integrate ad essere sottoposte alla costrizione ed alla punizione; la maggioranza si castra e bandisce (ed impone) il modello della castrazione. Quanto più si è allineati, da un punto di vista sia “culturale” sia comportamentale, con l’ideologia dominante, tanto più ci si sente appagati. L’unica identità possibile è nell’identificazione con il complesso indifferenziato della collettività.
Ciò spiega il successo del “pensiero” unico incarnato dalla “scienza” televisiva: tale “pensiero” elementare, schematico, acritico, soddisfa da un lato il bisogno filisteo della sicurezza conoscitiva (le cose sono razionali, spiegabili e sono come le presenta il divulgatore "scientifico") sia, nell’equazione tra sapere e potere, consente di condividere una frazione del potere, non più appannaggio di gerarchie esterne. Intanto la rinuncia alla creatività ed all’indagine personale ingrossano le legioni degli schiavi-padroni, degli ignoranti laureati. Come Luigi XIV, il cittadino benpensante può oggi dichiarare: "L’Etat c’est moi". "Sono io che denuncio l’evasore e chi non indossa la mascherina. L’azione del singolo precede l’azione del potere primario, la cui apparente latitanza e debolezza spronano l’intraprendenza del “cittadino”.
Vero è che, se il potere è in ogni dove ed abita in ognuno, i centri di resistenza risiedono dappertutto, in quanto l’opposizione coincide con ciò che Foucault denomina l’elemento “plebeo” presente, in linea teorica, in ciascun individuo ed in ciascun gruppo. Tuttavia si ha l’impressione che questo “nocciolo” sia stato ormai, nella stragrande maggioranza dei casi, disintegrato.
L’ultima frontiera rischia di essere l’autodenuncia, neppure per aver trasgredito una delle innumerevoli, assurde, draconiane norme dettate dal sistema, ma semplicemente per il fatto di esistere, delitto di lesa maestà. La vaporizzazione sarà autoinflitta.
Fonte: La parcellizzazione del potere
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