mercoledì 27 settembre 2023

Lo "Stato Maggiore della Difesa" e la guerra psicologica contro i cittadini

Lo Stato Maggiore della Difesa affronta la questione del controllo mentale della popolazione, valutando i limiti (legali) e le opportunità fornite dalle ultime tecnologie (sensori nanotecnologici, farmaci, armi elettromagnetiche etc.), al fine di contrastare la "disinformazione" e le "notizie false" ("fake news") che, ad opinione dei relatori, sono un pericolo per la sicurezza nazionale. Il documento che alleghiamo è davvero istruttivo, poiché non solo conferma che le tecnologie per controllare il comportamento degli individui sono già disponibili, ma anche che le stanno già adoperando. Attualmente il loro unico ostacolo è di tipo legislativo, ma è sintomatico il fatto che gli autori del corposo ed inquietante testo intendono giustificare il loro operato trincerandosi dietro al paravento della "difesa" nei confronti di un nemico da combattere: la disinformazione. Siamo al cospetto della solita inversione arcontica per cui chi diffonde menzogne si atteggia a detentore della "verità", arrogandosi il diritto di combattere ed isolare chi, invece, davvero informa e avverte l'opinione pubblica delle insidie provenienti da istituzioni ed enti governativi che hanno usurpato tutto l'usurpabile.

Di seguito un breve estratto delle conclusioni (scritte in un italiano obbrobrioso) contenute nel rapporto in questione.

Ringraziamo l'amico Danilo per averci fornito il documento.

COGNITIVE WARFARE - STATO MAGGIORE DELLA DIFESA
La competizione nella dimensione cognitiva

IL COGNITIVE WARFARE NEL CONTESTO MULTIDOMINIO

La pervasività dei molteplici aspetti che concorrono alla competizione nella dimensione cognitiva e le possibili prospettive evolutive del fenomeno rappresentano un fattore di assoluta complessità le cui sfide e opportunità, se non adeguatamente affrontate, potrebbero avere significativi impatti sull’intera società a livello globale. Risulta quindi immediatamente evidente come il "Cognitive warfare" e le sfide derivanti dalla portata del fenomeno esulino da competenze esclusive di un unico Dicastero o Paese e necessitino di un’azione corale e sinergica da sostenere, sia a livello nazionale sia internazionale, anche attraverso un processo di crescente coinvolgimento e responsabilizzazione dei numerosi stakeholders, anche privati.

Risulta quindi necessario sviluppare, a tutti i livelli (whole of society), una profonda consapevolezza della portata del fenomeno e delle sfide correlate per affrontare al meglio rischi e opportunità connesse allo sviluppo del Cognitive warfare. Tale consapevolezza di una risposta whole of government, dovrà necessariamente essere sviluppata attraverso la ricerca del coinvolgimento attivo della Difesa, in coordinamento con il comparto intelligence nazionale, già nelle fasi di monitoraggio di possibili azioni ostili.

Tenuto conto del livello di interconnessione globale e del livello di sviluppo delle innovazioni tecnologiche, il "Cognitive warfare" sarà sempre più usato per la condotta di operazioni anche sotto la soglia di conflitto spostando il focus dello scontro dai tradizionali campi di battaglia alle menti. Un qualcosa di intangibile, ma che potrebbe diventare un’arma potentissima.

L’associazione di una tipologia di Warfare56 alla dimensione cognitiva è giustificato dall’incremento di azioni nell’Information environment, poste a sistema con gli sviluppi tecnologici, quelli delle neuroscienze e di tutti quei nuovi strumenti che sfruttano l’ambiente informativo e lo spettro elettromagnetico per influire sui processi cognitivi. Già da qualche decennio, sulla base delle esperienze militari, la NATO annovera negli approcci dottrinali alla gestione delle crisi il "behaviour centric approach" volto a condizionare l’audience, ovvero attori, stakeholder e popolazione. In linea generale, mentre proseguono le attività di approfondimento in ambito NATO per definire meglio le caratteristiche del "Cognitive warfare", emerge la necessità di rilevare e comprendere le insidie e le sfide sottese, al fine di formulare ipotesi ed elaborare accurati assessment nella prospettiva di breve, medio e lungo termine.

COGNITIVE WARFARE PDF

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3 commenti:

  1. Ciao Rosario, volevo segnalare la presenza di polvere di ricaduta giallastra depositatasi sul balcone di casa mia e sulla carrozzeria dell' auto. Sono di Milano, e a quanto pare non sono l'unico che si è accorto di questa situazione. Sono abbastanza preoccupato. Nei giorni precedenti si sono riscontrate temperature anomale, e preoccupantemente calde, ben al di sopra le medie stagionali autunnali. I tramonti erano tendenti al violaceo in perenne assenza di nubi. Ho pensato che potesse trattarsi o di qualche metallo aviodisperso in seguito ossidatosi o addirittura di zolfo. Tu cosa ne pensi Ros? I giornali di regime dicono che si tratta di polline di acero libanese, ma io in tutti questi anni che vivo a Milano non ho mai riscontrato una cosa del genere. Anche perché durante le giornate di alta pressione instaurata artificialmente non tirava mai un filo di vento. Posto link qui sotto. https://www.ilnotiziario.net/wp/prima-pagina/polvere-gialla-nell-aria-che-cose/
    Grazie un caro saluto. Andrea

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    1. Tonnellate di porcherie che ricadono al suolo, inevitabilmente.

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    2. Cit.

      I metalli assorbono l'acqua trasformando gli agglomerati delle molecole che tendono a stare vicine insieme di H2O... in micro molecole più complesse e separate fra loro... chiamati idrati...idrati di... che precipitano senza bagnare niente, sotto forma di corpuscoli finissimi che sporcano le auto e che i mentirologi affermano essere sabbia del deserto... oppure quando le nuvole non sono troppo spesse...addirittura scompaiono alla vista perché a contatto coi metalli si miniaturizzano diradandosi fra loro venendo spazzate via dal vento...
      Pensate alla grandine gigante che non si scioglie neanche con l'accendino... perché non è più acqua gelata... ma altro.

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